Fondimpresa. A colloquio col presidente Bruno Scuotto

Inizia il nostro viaggio tra i fondi interprofessionali. Qual è il loro ruolo, la loro mission e in che modo le imprese possono trovare nei fondi sostegno ed aiuto. Ne parliamo con Bruno Scuotto, presidente di Fondimpresa.
Nell’attuale periodo di incertezze occupazionali create dalla pandemia quanto si può e si deve investire nella formazione?
“Tutto il possibile, con l’aiuto e l’appoggio degli operatori del settore, naturalmente. Nonostante il forte rallentamento del ciclo economico generato dall’emergenza Covid-19, la sospensione delle attività produttive con il conseguente divieto di svolgimento delle attività formative in presenza abbiano avuto un impatto importante sulle attività di formazione continua finanziate da Fondimpresa, abbiamo messo in campo, fin dall’inizio dell’emergenza, misure straordinarie per supportare le aziende aderenti a reggere l’urto della crisi e per assicurare e favorire il conseguimento degli obiettivi previsti nell’ambito dei piani formativi finanziati attraverso modalità flessibili e modulari che hanno garantito la continuità dei servizi senza alcuna interruzione delle attività.
La crisi economica derivante dalla pandemia e l’incertezza del quadro generale di riferimento hanno determinato un necessario rallentamento nelle attività per molti dei nostri aderenti.
Ma le difficoltà e le incertezze del contesto in cui Fondimpresa e le aziende aderenti si sono trovate ad operare in questi mesi di pandemia non hanno comunque impedito la prosecuzione della costante dinamica di crescita delle adesioni e dei finanziamenti erogati: il Fondo riceve circa il 50% delle risorse dello 0,30% che le imprese scelgono di destinare ai Fondi interprofessionali; le aziende aderenti sono 209 mila, i lavoratori sono 4milioni e 850mila”.

In quali settori in particolare?
“Per investire con razionalità ed intelligenza in formazione è necessario considerarla una nuova forma di moneta. Il 2020 è stato l’anno della consapevolezza per le aziende che era necessario come mai prima adattarsi ed essere flessibili rispetto alle richieste del mercato. Siamo stati sollecitati a restare al passo con uno scenario economico-finanziario in continua evoluzione, in cui, pianificare ed organizzare con metodo le attività, è diventato la chiave per rimanere competitivi. Pertanto digital, innovazione tecnologica di processo e di prodotto e green sono e restano le grandi tematiche del futuro prossimo”.

Che ruolo può svolgere attualmente Fondimpresa? Rispetto alla crisi occupazionale aggravata in maniera esponenziale dalla pandemia quali sono i programmi di Fondimpresa per venire incontro alle esigenze delle aziende italiane?

“Essere sempre a fianco alle nostre aziende aderenti, sostenerle, non lasciarle sole in un momento difficile, agire come un “facilitatore sociale”. Poi, naturalmente, ci sono le sfide future, quelle che ci portano a guardare avanti e prevedere quelle che saranno le necessità dei nostri aderenti nel breve e nel medio periodo ed è per questo che durante l’ultimo anno Fondimpresa ha affrontato la questione delle politiche attive per l’occupazione interrogandosi se ai Fondi potesse spettare o meno il delicato compito di immaginare una politica efficace rivolta alla crescita occupazionale. Dal confronto tra le parti è emersa la volontà di dar vita all’Avviso 3/2019 sulle politiche attive del lavoro, un avviso a carattere sperimentale, con una destinazione di risorse pari a 5 milioni di euro suddivisi in 3,5 milioni per progetti di ricollocazione di lavoratori in cig e 1,5 milioni per progetti destinati a inoccupati, a condizione che i percorsi formativi siano rivolti a professionalità non facilmente reperibili sul mercato del lavoro e che almeno il 70% dei partecipanti ai corsi accedano poi ad un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Naturalmente ogni piano deve essere accompagnato da accordi tra aziende e organizzazioni sindacali che favoriscano il rapporto tra formazione e occupazione, questo riconduce alla mission che Fondimpresa si era data, collocando questa sperimentazione finalizzata all’occupazione in un terreno in grado di coniugare le problematiche del Paese con le esigenze delle Imprese. Questo spiega, da un lato, il successo in termini di progetti presentati e, dall’altro, il largo consenso che l’iniziativa ha riscontrato tra le forze politiche e le Istituzioni, al punto che sarebbe interessante, in termini di prospettive occupazionali del paese, immaginare una messa a terra dell’avviso in maniera strutturale, magari sostenendola con fondi aggiuntivi derivanti dalla implementazione delle risorse economiche destinate ai Fondi”.

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