SPECIALE Privacy la Rivista n. 37 è on-line

«La vita privata, personale e famigliare di una persona, di cui va tutelata e rispettata la riservatezza»

La definizione data nel Dizionario Italiano dell’Uso è forse quella che meglio restituisce la caratura del termine “privacy”, centellinandone il valore parola dopo parola, fino a rivelarne il senso compiuto, sintetizzato in un vocabolo: “riservatezza”.

Che bella parola: Riservatezza.

Derivata dal latino reservare, “custodire”, ha già in sé la portata di una prerogativa da tutelare e rispettare. Una parola che oggi ci può apparire anacronistica, abituati come siamo a una sovraesposizione delle nostre vite, in un gioco di equilibrio tra l’essere e l’apparire. In un tempo in cui il nostro stesso credito si misura in numero di visualizzazioni, abbiamo smarrito il senso della discrezione, il valore del custodire ciò che è privato, autorizzando, nell’ossessiva smania di pubblicare, un’invadenza pervasiva. Tranquilli! Non vogliamo sermoneggiare; non vogliamo bacchettare comportamenti che riguardano decisioni personali, consapevoli, peraltro di non avere la facoltà di “scagliare la prima pietra”. Piuttosto, il nostro intento è cercare di mettere a fuoco una situazione che, forse, ci sta sfuggendo di mano, sfumando i contorni del “possibile”. Il problema non riguarda più ciò che noi decidiamo di mostrare ma ciò che altri catturano di noi, del nostro vivere, anche quotidiano, privandoci del diritto al consenso.
«Il Grande Fratello vi guarda», ammoniva George Orwell… 

 

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