Sempre più sentita e urgente, la questione delle catastrofi naturali è una delle principali emergenze in Italia. Per i prossimi anni, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede importanti investimenti per il mondo dell’ingegneria civile e ambientale
Catastrofi naturali, l’Italia ad alto rischio
Il 13 ottobre ricorre la Giornata internazionale per la riduzione del rischio di catastrofi naturali.
Introdotta nel 1989 e promossa dalle Nazioni Unite, la Giornata punta a diffondere in tutto il mondo una cultura di consapevolezza del rischio e limitazione dei disastri.
L’Italia, come sappiamo, è tra i Paesi che si ritrovano frequentemente a dover fronteggiare situazioni di emergenza causate da fenomeni naturali. In merito al nostro Paese, il rapporto Sigma “Natural catastrophes in 2021: the flood gates are open” redatto dalle esperte dello Swiss Re Institute, rileva che:
« Nonostante la sua elevata suscettibilità alle catastrofi, l’Italia ha il più grande gap di protezione di tutti i Paesi europei profilati all’89%, ovvero 51,8 miliardi di dollari, dal 2011 al 2021. Il suo divario di protezione per il rischio sismico è uno dei più grandi al mondo».
Oltre a inondazioni, tempeste, incendi ed eruzioni vulcaniche, sono i terremoti a rappresentare un particolare pericolo per il nostro territorio (fino al 70% di tutti i comuni). Fenomeni ancor meno da sottovalutare alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
Questo a causa dell’elevata densità abitativa e di popolazione, senza contare monumenti ed edifici dall’inestimabile valore storico e culturale.
L’Italia e le catastrofi naturali: risorse previste dal PNRR
Investimenti per 2,49 miliardi sono le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per garantire la sicurezza di un milione e mezzo di persone minacciate dal rischio idrico e idrogeologico.
Se un terzo delle risorse è stato indirizzato verso progetti già avviati, il resto servirà invece alla realizzazione di nuovi progetti per la riduzione del rischio.
Lo scopo è non soltanto il risanamento delle aree colpite da catastrofi naturali, ma anche garantire la resilienza dei territori maggiormente esposti. Tutti questi progetti dovranno essere completati entro il 31 dicembre 2025, pena la perdita dei finanziamenti comunitari.
Tra le figure professionali interessate, compare quella dell’ingegnere civile e ambientale. Qual è il suo ruolo? Specializzato nel campo della progettazione urbanistica, si preoccupa di intercettare e controllare gli effetti ambientali delle opere edili.
Lavorare nel mondo dell’Ingegneria Civile e Ambientale
La laurea in Ingegneria Civile e Ambientale è un ottimo punto di partenza per tutti coloro che desiderano intraprendere un percorso lavorativo in questo campo.
Il percorso di studi consente di acquisire le competenze di base necessarie ad affrontare le materie più applicative.
Tra gli insegnamenti specifici rientrano ad esempio l’ingegneria sismica, il restauro delle costruzioni, il rilevamento del territorio e la progettazione di infrastrutture.
I contesti operativi dell’ingegnere ambientale e civile sono molteplici. Tra i principali: imprese di costruzione di opere civili, progettazione di strutture e infrastrutture, uffici pubblici, aziende o enti coinvolti nella gestione e nel controllo dei processi di costruzione, oltre alla libera professione.
Laurea in Ingegneria Civile e Ambientale con Network GTC
Network GTC in collaborazione con E-campus mette a disposizione tutti i corsi di laurea online, incluso il corso di laurea triennale in Ingegneria Civile e Ambientale.
Il titolo conseguito con la laurea triennale in Ingegneria Civile e Ambientale ha valore legale, consente la qualificazione di dottore e la possibilità di effettuare l’esame di stato per l’accesso all’albo B degli ingegneri.
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