Partite Iva in crisi? I numeri che sorprendono

partite iva

Un dato doppiamente inatteso quello rilevato dal Ministero dell’Economia e Finanze tra il 2020 ed il primo trimestre del 2021. Stiamo parlando delle partite Iva che, inaspettatamente, non solo paiono aver retto meglio del previsto, almeno nel 2020, alla crisi generata dalla pandemia, ma addirittura sono cresciute nel primo trimestre 2021.

Nel periodo gennaio-dicembre 2020 risultano infatti 333.495 chiusure, rispetto alle 429.478 riscontrate nel corso del 2019. Si tratta, in termini percentuali del 22% di chiusure in meno rispetto al 2019. Due le possibili interpretazioni: o le misure di sostegno messe in campo dal governo, a dispetto delle critiche,
hanno funzionato, oppure la crisi, sebbene acuita dalla pandemia, era già in atto e forse il suo acuirsi, generando di converso sostegni e misure di aiuto, ha invertito la rotta.

Le nuove aperture

Certo è presto per una analisi definitiva. Bisognerà misurare la tenuta nel corso dell’anno,
ammesso che si possa tornare alla “normalità”. Interessante, comunque, anche il dato sulle nuove aperture. Nel primo trimestre del 2021 sono state aperte 186019 nuove partite Iva, in aumento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (+15,3%).

Il confronto mese su mese mostra che l’aumento è concentrato nel mese di marzo 2021 (+105,7%),
poiché il mese di marzo 2020 era stato caratterizzato dall’inizio della crisi Covid. La
distribuzione per natura giuridica mostra che il 72,6% delle nuove aperture di partita Iva è stato operato da persone fisiche, il 18,9% da società di capitali, il 3,4% da società di persone; la quota dei “non residenti” e
“altre forme giuridiche” è pari al 5,1% del totale delle nuove aperture.

In particolare, gli avviamenti operati da soggetti non residenti sono oltre il triplo dello scorso anno, fenomeno
legato alla costante espansione dei servizi di e-commerce. Rispetto al primo trimestre del 2020, tutte le forme giuridiche evidenziano aumenti di avviamenti, ad iniziare dalle Società di Capitali (+18,5%).

Ripartizione territoriale

Riguardo alla ripartizione territoriale, il 46,7% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 20,8% al Centro e il 31,9% al Sud e Isole. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente evidenzia incrementi in quasi tutte le regioni: i principali riguardano Veneto (+39,5%), Friuli (32,8%) e Lombardia (+21,3%), le regioni che avevano subito per prime le restrizioni della crisi Covid nel 2020.

Solamente la Val d’Aosta (-5,6%) e la provincia di Bolzano (-0,4%) accusano cali di aperture. In base alla
classificazione per settore produttivo, le attività professionali registrano il maggior numero di avviamenti di partite Iva con il 20,8% del totale, seguite dal commercio (20,1%) e dalle costruzioni (9,8%).

Rispetto al primo trimestre del 2020, si registra un incremento generalizzato di quasi tutti i settori, in particolare con riferimento alle attività finanziarie, (+35,2%) e al commercio (+34,1%). Nel contesto della crisi pandemica, continua l’andamento negativo per i settori relativi ad alloggio e ristorazione (-25,3%), per l’istruzione (-9,6%), gli altri servizi (-8,1%) e per le attività sportive e di intrattenimento (-4,7%).

Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione di genere mostra una sostanziale stabilità: (maschi al 61,3%). Il 50,2% delle nuove aperture è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 30% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50 anni.

Rispetto al corrispondente periodo del precedente anno, tutte le classi di età registrano degli incrementi, in particolare la classe più giovane evidenzia un aumento del 16,2%. Analizzando il Paese di nascita degli avvianti, si evidenzia che il 14,8% delle aperture è operato da un soggetto nato all’estero, dato lievemente più basso rispetto agli ultimi trimestri.

Nel periodo in esame 91.786 soggetti hanno aderito al regime forfettario, pari al 49,3% del totale delle nuove
aperture, con un incremento del 10,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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